Salta al contenuto principale Skip to footer content

Ascensione di Cristo

Schede

Nel grande telero (cm. 450x350) la firma e la data sono poste dall’autore in basso a sinistra “GIO. MARIA. GALLI. 1651”, ed è una delle poche opere del Bibiena a noi note. Giovanni Maria Galli nel dipinto certosino resta fedele allo stile del suo maestro, Francesco Albani, fino al punto che le cronache dell’epoca commentano la diligente esecuzione e l’evidente pratica imitativa verso i canoni formali del suo insegnante. Difatti tra tutte le tele eseguite dai più rinomati artisti bolognesi (e non solo) dell’epoca che compongono il ciclo cristologico della Certosa, l’opera del Bibiena è sicuramente tra quelle che per la compostezza degli atteggiamenti e la pacatezza dei sentimenti meglio rappresenta l’ideale classico di Guido Reni e della sua scuola.
Secondo il racconto biblico Cristo sale al cielo con tutto il suo corpo, alla presenza dei suoi apostoli, per unirsi fisicamente al Padre e per non comparire più sulla terra fino alla seconda venuta. I vangeli non si dilungano molto su questo episodio, Marco scrive che: Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. (Mc. 16,19). Nel vangelo di Luca, altrettanto sinteticamente, si descrive l’episodio con i versi: Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio. (Lc. 24,50-53).
Bibiena resta fedele all’iconografia rappresentando il Cristo al centro della scena che si eleva verso un cielo nuvoloso, mentre sotto i discepoli, la Maddalena e la Madre divengono spettatori della scena. L’artista concepisce il dipinto con grande simmetria compositiva, che ritroviamo nei due grandi angeli alati alla sinistra e alla destra del Cristo, come anche nei due gruppi di figure che si dispongono ai lati del dipinto. Il restauro è eseguito nel 1987 dal laboratorio di Katia Ronzani, che ha restituito al grande dipinto una tavolozza di grande vigore cromatico, nonché un approccio stilistico tutto rivolto al tenero classicismo del maestro.

Benedetta Campo

Novembre 2011