Caponeri Gaetano

Caponeri Gaetano

1763 - 1833

Note sintetiche

Scheda

Figlio d'arte, nasce da Vincenzo Caponegri incisore, mutando poi il proprio cognome in Caponeri. Girolamo Bianconi, nella sua Guida lo dice “scolare di Mauro Braccioli”, dalla cui scuola trasse “molto profitto”. Pittore ed ornatista, inizia la sua attività dipingendo soprattutto fiori, molto ammirati dai contemporanei. Non trascura però lavori di più ampio respiro poiché interviene nella decorazione di diversi palazzi e chiese bolognesi. Tale era la sua capacità e velocità esecutiva che le cronache ci lasciano un elenco davvero impressionante di lavori e una stretta collaborazione con figure di primo piano dell'arte locale, quali Vincenzo Martinelli e Antonio Basoli. Con quest'ultimo realizza, nel 1809, le decorazioni del Teatro Comunale di Bologna.

Qualche anno più tardi lo troviamo attivo, sempre insieme al Martinelli, nell'esecuzione di una stanza-paese nel Palazzo Comunale. Tra il 1811 e il 1815 lavora alacremente in Palazzo Hercolani, realizzando le quadrature dei dipinti di Pietro Fancelli alle decorazioni della Camera di Venere e Marte, delle quali si conservano, alle Collezioni Comunali, i suoi bozzetti di progetto, lungamente ritenuti opera del Basoli. Anna Maria Matteucci attribuisce a Caponeri una “graziosa camera decorata con piccoli mazzi di fiori” in Palazzo Gozzadini, anche se non ci sono documenti che ne attestino la paternità. Al 1818 risalgono le quadrature e i dipinti realizzati nell'edificio attiguo al palazzo Hercolani, questi ultimi in una sala con Il globo e l'aquila degli dei, oltre a quattro nature morte sulle pareti. A lui sono attribuite anche quadrature e florilegi in un ambiente della villa Gnudi Pallavicini, alcune decorazioni in villa Valmy a Borgo Panigale e in villa L'Abbadia a Castel dè Britti, vicino Bologna.

Nel secondo decennio del secolo lo troviamo attivo, insieme ad altri “valenti nostri pittori”, tra cui Giovanni Battista Frulli e Pietro Fancelli, al secondo piano del palazzo Arcivescovile. In questi medesimi anni si occupa di provvedere al restauro di opere di artisti a lui contemporanei in moltissime chiese bolognesi, nelle quali a volte esegue anche le decorazioni. Significativo è il suo contributo all'abbellimento della chiesa di S. Maria della Mascarella. Qui restaura le volte dipinte non molti anni prima da Flaminio Minozzi e da Mauro Tesi; esegue le decorazioni delle cappelle laterali; progetta gli ornati da realizzarsi ex novo nella cella di S. Domenico. Tutti lavori a più mani poiché viene coadiuvato da Ludovico Pallazzi e Lorenzo Pranzini. Successivamente il Nostro decora sia la cappella della famiglia Bargellini in S. Maria dei Servi, sia la chiesa della Madonna di Porta (1816), e infine gli ornati nelle cappelle minori di S. Paolo Maggiore (1819). Ancora, in S. Procolo, nella seconda cappella si vede una semplice graziosa riquadratura. A lui sono da attribuirsi interventi nella chiesa di S. Martino tra cui: l'ornato realizzato in collaborazione con Lorenzo Pranzini, attorno al dipinto di S. Benedetto in estasi del Cesi ed i restauri di una cappella affrescata dal Tesi, lavoro quest'ultimo descritto come avendo poi sofferto per cagione d’umidità, restaurate furono nel 1829 quelle d’ornato da Gaetano Caponeri, quelle di figure da Pietro Fancelli: e pur oggi sono tenute pel concetto e per lo stile ben degne di ammirazione. In S. Giuseppe esegue altri restauri insieme a Filippo Pedrini, mentre a S. Maria della Grada dipinge la quadratura della cappella Maggiore. Interviene anche nelle chiese del contado bolognese, difatti a lui si deve la decorazione dei fornici delle cappelle nella chiesa dei Ss. Nicolò e Petronio di Funo, graziosamente dipinto a fresco da uno de’ primi ornatisti de’ nostri tempi, mentre nel 1833 la decorazione della chiesa di San Martino di Castagnolo Minore. E' questo l'anno della sua morte e le fonti scrivono come all’esimio artista Gaetano Caponeri diede a ridepingere tutta la Chiesa nel suo maggior corpo: ma essendo il detto Caponeri mancato alla vita il primo giorno d’Agosto di quell’anno, rimase l’opera delle tre Cappelle a Luigi Biondi e Camillo Mattioli, aiutanti di lui, i quali giovaronsi, per figurista, di Antonio Muzzi diciottenne.

Vista l'entità delle commissioni da parte della curia, non può quindi mancare un suo contributo nella cattedrale bolognese e difatti le fonti ci dicono che l'ornato attorno alla vicina porta che resta in faccia alla piccola navata è di Gaetano Caponeri, come pure l'altro in faccia alla navata corrispondente. Il nostro è ben presente anche nel vasto cantiere a cielo aperto qual era la Certosa di Bologna, adibita dal 1801 a cimitero cittadino. Le fonti storiche ci segnalano almeno sette monumenti dipinti in cui interviene in qualità di ornatista tra il 1802 e il 1815; lavori tutti eseguiti a quattro mani e dove Caponeri coadiuva artisti sempre diversi (i Fancelli, Ramenghi, Guizzardi ecc.), segno della sua forte capacità di adattamento. Le memorie dedicate a Luigi Berti, Maria Conventi, Saverio Idiaquez e Vincenzo Marescalchi sono andate purtroppo distrutte, ma fortunatamente riprodotte in più edizioni a stampa e disegni. Le tombe di Bernardino Bargellini, Giuseppe Salaroli e Carlo Bianconi sono tutt'ora visibili nel Chiostro III del cimitero. La fama del nostro ornatista in città si consolida già nei primi anni dell'800, vista la sua partecipazione all'esecuzione del monumento dipinto a Carlo Bianconi, figura questa di primissimo piano della cultura artistica nazionale.

Appare forse non casuale la presenza di Caponeri a Pesaro, segnalata dalle fonti, dove esegue diversi lavori purtroppo al momento non rintracciabili. Si può ipotizzare, per queste commissioni, l’intermediazione di Pietro Fancelli, che si era trasferito a Pesaro e dove vi morirà nel 1850. Caponeri Gaetano muore a Bologna nel 1833 e viene sepolto nel pozzetto n.348 del Chiostro III o della Cappella del cimitero della Certosa.  Presso l'Archivio Storico Comunale è conservato il foglio di seppellimento n. 4306 del 2 agosto 1833 in cui si dichiara che è morto Gaetano Caponeri, figlio del fu Vincenzo e della fu Maria Maccari, di anni 72, nativo di Bologna. Era ammogliato con Cattarina Sassatelli e di condizione pittore. Abitava nella via Mascarella al n.1584. Morto nel giorno 1 agosto alle ore 10 della mattina. Tanto dichiara il Sig. curato. Viene sepolto nel Cimitero della Certosa al pozzetto n.348 del Chiostro III o della Cappella del cimitero della Certosa.

Roberto Martorelli, Claudia Vernacotola

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Documenti
Certosa di Bologna (La)
Tipo: PDF Dimensione: 160.28 Kb

Angelo Raule, La Certosa di Bologna - Guida; Nanni, Bologna, 1961, INDICE DEI NOMI.

Cimitero Comunale di Bologna
Tipo: PDF Dimensione: 175.58 Kb

Cimitero Comunale di Bologna. Estratto dalla rivista “Il mondo illustrato – Giornale universale”, Torino, nn. 34, 35, 36, 38, 42, 1847. Testi di Savino Savini, trascrizione a cura di Lorena Barchetti.

Bibliografia
Collezione dei Monumenti Sepolcrali del Cimitero di Bologna
Zecchi Giovanni
1828 Bologna Giovanni Zecchi
Collezione scelta dei monumenti sepolcrali del comune cimitero di Bologna
Salvardi Natale
1839 Bologna Natale Salvardi
Guida del forestiere per la città di Bologna e suoi sobborghi
Bianconi Girolamo
1845 Bologna
I decoratori di formazione bolognese tra Settecento e Ottocento. Da Mauro Tesi ad Antonio Basoli
Matteucci Anna Maria
2002 Milano
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Rizzi Petronio
1813 Bologna
Dizionario illustrato dei pittori, disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei
Comanducci Agostino Mario
1962 Milano
Fogli sepolcrali
AA. VV.
0
Le chiese parrocchiali della diocesi di Bologna, vol. 1
AA. VV.
1844 Bologna San Tommaso d'Aquino
Le chiese parrocchiali della diocesi di Bologna, vol. 2
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1847 Bologna San Tommaso d'Aquino
Le chiese parrocchiali della diocesi di Bologna, vol. 4
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1851 Bologna San Tommaso d'Aquino
Per una storia di Palazzo Pallavicini, le committenze settecentesche del conte Giuseppe.
Landi Elisabetta
1995 Bologna Pàtron editore