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Battaglia dell'Università

Battaglia 20 ottobre 1944

Schede

Nell'estate 1944, in previsione di quella che si riteneva l'imminente liberazione della città, se non dell'intera provincia, il Comando piazza di Bologna predispose un piano insurrezionale. Le brigate cittadine, rafforzate da partigiani scesi dalla montagna o giunti dai comuni della pianura, approntarono basi e depositi nel cuore del centro storico e nell'immediata periferia, per essere pronte ad insorgere appena le truppe alleate si fossero avvicinate.
L'8a brigata GL Masia - ma allora il suo nome era 5a brigata GL dell'Emilia-Romagna - allestì in agosto la sua base principale nella sede dell'Istituto di Geografia dell'Università, in via Zamboni 33. In una stanza sotto il tetto erano state sistemate due radio rice-trasmittenti, con le quali la brigata si teneva in collegamento con il comando di Milano e con le missioni alleate. La prima, con frequanza amatoriale, era stata costruita da Dino Zanobetti.
Nell’estate, quando il comando alleato fece giungere a Bologna i "quarzi" per i collegamenti con le radio militari anglo-americane, Carlo Balduccelli costruì la seconda.
Il materiale necessario per fare i documenti d'identità falsi - timbri, cartoncini, marche da bollo ecc. - e i bracciali tricolori da usare il giorno dell'insurrezione, ed altro materiale ancora, trovarono sistemazione negli scaffali della biblioteca della Facoltà di Lettere. Nei sotterranei furono preparati depositi d’armi e di viveri. A turno, vi stazionavano dai 20 ai 30 partigiani.
A metà ottobre, quando le punte avanzate della 5a armata americana si fermarono poco prima dell'abitato di Pianoro, lungo la strada della Futa, il Comando piazza non ordinò la smobilitazione delle basi partigiane, perché si riteneva che si trattasse di una sosta momentanea.
Mentre si attendeva invano l'avvicinarsi degli alleati, le basi partigiane, ad una ad una, cominciarono ad essere scoperte dai fascisti.
La prima fu quella dell'Università. A seguito di una delazione, tra le 13 e le 14 del 20 ottobre 1944, circa 200 militi della GNR circondarono la sede universitaria ed ingaggiarono un violento combattimento con i pochi partigiani rimasti intrappolati, mentre i più erano riusciti ad allontanarsi.
Nello scontro caddero Mario Bastia, comandante della brigata, Ezio Giaccone, Leo e Luciano Pizzigotti, Stelio Ronzani e Antonio Scaravilli. Pare che Bastia, dopo essere riuscito a mettersi in salvo, sia rientrato nell'ateneo per restare con i suoi uomini.
Il 24 ottobre "il Resto del Carlino", pubblicando la notizia dello scontro, scrisse che tra i caduti vi era Tonino Prasutti, mentre omise il nome di Bastia. In realtà Presutti - e non Prasutti - era riuscito a mettersi in salvo, mentre il sesto caduto era Bastia.
Una lapide, murata nel cortile dove furono fucilati i sopravvissuti e i feriti, ricorda lo storico avvenimento e i nomi dei caduti. Dopo lo scontro i fascisti saccheggiarono la sede dell’Istituto di Geografia ed arrestarono e trattennero per un paio di giorni numerosi impiegati del rettorato. Il prorettore Guerrini fu messo con le spalle al muro e minacciato di fucilazione.
Il capitano del reparto che aveva comandato l'assalto alla base partigiana, Agostino Fortunati, fu processato il 17 luglio 1946 e condannato a morte per questo e altri reati. In appello la condanna fu ridotta a 30 anni e poi cancellata dall'amnistia. [Nazario Sauro Onofri]