Salta al contenuto principale Skip to footer content

Assalto a Villa Contri

Attentato 20 settembre 1944

Schede

Villa Contri era considerato uno dei principali caposaldi del campo trincerato di Bologna. In seguito al raggiungimento dell'Unità d'Italia e l'affermarsi dello Stato Italiano, la gran parte del sistema difensivo venne smantellato. Non fu così per il forte di Villa Contri che si trasformò in stabilimento militare.
Nel periodo della prima guerra mondiale, il forte Villacontri - in via della Barca a Bologna, ma al confine con Casalecchio di Reno - e la lunetta Casaralta vennero usati per il caricamento dei proietti e per il recupero dei bossoli di proietti e di cartucce provenienti dal fronte.
Vi erano occupate un centinaio di donne (gli uomini erano tutti al fronte) adibite alla lavorazione di cartucce da fucile.
L'attività continuò anche in seguito fino alla seconda guerra mondiale e il fatto che insieme a materiali bellici vi fossero depositati ingenti quantitativi di esplosivo, fece si che non venne più chiamato forte ma "Polveriera di Villa Contri". In una vasta area protetta dal terrapieno e dal filo spinato, insieme all'edificio principale, c'erano capannoni, casematte interrate ed altre strutture.

Nel settembre 1944 - dopo un tentativo fallito il 16 febbraio 1944 - fu deciso di assalirla per prelevare esplosivi.
Alle ore 23 del 20 settembre 1944 all'ingresso della villa si presentarono, a bordo di un camion, Dante Drusiani «Tempesta» e Vincenzo Toffano «Terremoto» della squadra Temporale della 7 brg GAP Gianni Garibaldi, che indossavano divise tedesche. Li accompagnavano alcuni partigiani della 63a brg Bolero Garibaldi guidati da Ildebrando Brighetti. Con la collaborazione di Ubaldo Musolesi, uno dei guardiani della villa, ed esibendo documenti falsi, penetrarono nello stabile e disarmarono il presidio. Dopo avere caricato il camion con esplosivo, i partigiani sistemarono una grossa carica e se n'andarono.
Una volta tornati alla base di via Zamboni, Drusiani e Toffano appresero che la miccia non aveva funzionato.
Nonostante il parere contrario di Nazzareno Gentilucci, comandante della Temporale, i due tornarono a Villa Contri e la trovarono piena di tedeschi e militi della GRN.
Grazie alla divisa nazista non furono notati per cui poterono riattivare la miccia e allontanarsi tranquillamente. L'esplosione provocò il crollo dello stabile, la morte di 3 militi della GNR (Riccardo Astratti, Ivano Cirri e Celso Naldi) e il ferimento di altri. Secondo altra versione, i corpi dei 3 militi furono rinvenuti in via Agucchi, mentre «il Resto del Carlino» del 3 ottobre scrisse che erano morti in uno scontro con i partigiani.
Altre esplosioni si ebbero nella notte e il giorno dopo. [O]