Aspertini Amico

Aspertini Amico

1474 - 1552

Note sintetiche

Scheda

Amico Aspertini è stato un pittore bolognese attivo durante un momento assai stimolante per un artista sensibile e curioso ai più diversi aspetti culturali. Tutto il suo percorso artistico offre continue contaminazioni tra il gusto antichizzante romano, l’umanesimo fiorentino, le arguzie gotiche bolognesi e la pittura del Nord Europa. A Bologna dividerà le più importanti commissioni insieme ai due altri grandi protagonisti del tempo, Francesco Francia e Lorenzo Costa, con cui lavorerà fianco a fianco nei cantieri artistici voluti dalla famiglia Bentivoglio, che per decenni diverrà di fatto signora della città. Nato a Bologna da una famiglia di pittori, fratello di Guido e figlio di Giovanni Antonio, aprirà a sua volta una attivissima bottega che consentirà di soddisfare le esigenze più disparate: dai grandi cicli di affreschi alle pale d’altare, passando per oggetti d’arredo quali cassette e cassoni nuziali. Purtroppo del vasto catalogo citato dalle fonti poco è rimasto, soprattutto per quanto riguarda le opere mobili e i dipinti di piccolo formato. Va datato al 1496 il suo soggiorno romano che avrà importanti conseguenze per tutta la sua carriera artistica, tanto che ancora oggi si conservano di quel periodo moltissimi disegni, dove viene stimolato dalle rovine romane, dalle statue e dai frammenti antichi sparsi tra le strade e i palazzi della città. A questo momento si deve l’esecuzione delle ante dell'organo della Basilica di San Pietro a Bologna, con le storie di Simon Mago, e il Martirio degli Apostoli Pietro e Paolo, opere recentemente e fortunosamente recuperate, dopo un lungo periodo di oblìo. A Roma fu fondamentale l’affiancamento al Pinturicchio, in quel momento chiamato a decorare l’appartamento Borgia nel Palazzo del Vaticano. Il ritorno a Bologna si data al 1504 dove, insieme al Francia e al Costa, interviene nell'Oratorio di Santa Cecilia di San Giacomo Maggiore, in un ciclo di affreschi voluti da Giovanni II Bentivoglio. Amico Aspertini lascia di nuovo la propria città per seguire una nuova committenza: tra 1508 e 1509 esegue gli affreschi nella Basilica di San Frediano a Lucca. Passando da Firenze entra certamente in contatto con il febbrile ambiente culturale della città, in particolar modo con Filippino Lippi, che in qualche modo si può assimilarlo in quanto a ‘bizzarria’ ed eccentricità di Aspertini.

Il suo stile eccentrico diviene causa di una letteratura anedottica sul pittore, tanto che a distanza di secoli, poco dopo l'Unità d'italia, così viene ricordato nell'Archivio Patrio di antiche e moderne rimembranze felsinee di Giuseppe Bosi: "Fu detto il pittore de' due pennelli, perchè dipingeva a due mani, tenendo in una il pennello chiaro, e nell'altra quello dello scuro, e lavorando cogli occhiali al naso, avendosi alla cintola i pentolini delle tinte a fresco, muoveva le risa a chiunque il riguardava. Era della scuola di Francesco Francia. Toccati i sessant'anni l'Aspertini impazzò e vendè per vile prezzo alcuni suoi beni; ma ritornato in senno li rivolle, adducendo ragione che il comperare da un demente è solenne frode. Uscì di vita nel 1552 in età di 78 anni. Fu sepolto nella chiesa di san Martino maggiore".

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