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Federazione nazionale lavoratori della terra

1901

Schede

La Federazione nazionale dei lavoratori della terra, come ha scritto Barbadoro, fu «il risultato dell’incontro tra il bracciantato e l’ideologia socialista».
Subito dopo l’Unificazione nazionale numerose agitazioni bracciantili si svilupparono con moto spontaneo nelle campagne, in particolare in Emilia e nella bassa Lombardia.
Le prime agitazioni organizzate con un minimo di strategia si ebbero nel Mantovano, all’inizio degli anni Ottanta, seguite da dure repressioni e processi.
Alla fine dell’Ottocento le leghe bracciantili - al termine di un lungo a faticoso processo storico, favorito e sostenuto dal PSI - ritennero che fosse giunto il momento di dare vita ad un’organizzazione nazionale in grado di studiare una strategia per l’intera categoria.
Il 23.9.1901 a Modena, al termine di un incontro tra i rappresentanti di numerose leghe, fu deciso di convocare il congresso costitutivo per il 24 e 25.11.1901 a Bologna.
Due mesi dopo i rappresentanti di 704 leghe - alle quali aderivano 152.022 tra braccianti e coloni - diedero vita a quella che sarà chiamata la Federterra.
Sin dall’inizio fu un sindacato essenzialmente di braccianti, per la mancata adesione di molte leghe mezzadrili controllate dal PRI. Pochissimi i coltivatori diretti. Mezzadri e piccoli proprietari preferirono le Fratellanze coloniche.
Il congresso di Bologna elesse segretario nazionale Carlo Vezzani e scelse Mantova quale sede della direzione. La quota d’adesione per ogni iscritto fu fissata in cinque centesimi l’anno.
Nel 1905, con la nomina di Argentina Altobelli alla segreteria, la sede fu trasferita a Bologna. Organo nazionale della Federterra fu “La Terra” che uscì a Bologna dal 1915 al 1921.
Queste le grandi conquiste della Federterra: il salario fissato in base alle ore lavorate; le otto ore giornaliere e non il lavoro da sole a sole; l’abolizione del cottimo e il collocamento di classe, cioè gestito direttamente dalle leghe.
Negli anni Venti la Federterra impostò, ma non portò a compimento a causa della reazione fascista, un progetto per la «socializzazione della terra a beneficio della collettività».
Nel 1920 la Federterra toccò il punto più alto d’organizzazione con 850 mila iscritti, dei quali 284.831 in Emilia. Ferrara, con 74.720 iscritti, era la federazione provinciale più forte, seguita da Bologna con 73 mila aderenti.
Nel giro di pochi anni il sindacato fu distrutto dalla violenza fascista. Durante la lotta di liberazione - dopo la firma del Patto di Roma, che aveva dato vita alla CGIL - a Bologna fu ricostituita la Federterra provinciale su iniziativa del CLN oltre che del PCI, PSIUP, Pd’A, DC e pare anche del PRI.
Il 10 e 13.11.1944 nella chiesa di Santa Cristina, in via Fondazza, si tennero le riunioni per ricostituire la Federazione provinciale dei lavoratori della terra e la CCdL. [O]