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Il Caffè San Pietro cenacolo artistico e letterario

1 Gennaio 1922

Schede

Ferruccio Scandellari cura il restauro del Caffè San Pietro, già decorato nel 1908 da Giovanni Masotti in stile floreale.
Il locale, situato in alcune sale al pianterreno di Palazzo Ottani Grandi in via Indipendenza, è uno degli storici cenacoli bolognesi, famoso per le sue "colazioni alla forchetta", i lunghi divani rossi, le pareti "piene di ceffi e di puttini", un pomposo specchio e "le scelte melodie di un abile concerto".
D'estate i tavolini occupano tutta la strada di fronte e accolgono le signore più belle di Bologna. Nell'800 era considerato un covo di liberali contrari al governo pontificio.
All'inizio del '900 è diventato ritrovo di artisti e di letterati bolognesi o di passaggio in città: lo frequentano Alfredo Oriani, Dino Campana, Bruno Binazzi, il marchesino poeta Filippo Tibertelli (De Pisis), Leo Longanesi.
Secondo il pittore Ferruccio Giacomelli bastano "pochi centimetri di velluto rosso e un bicchiere d'assenzio" per star bene al San Pietro.
Nelle sale decorate coi simboli degli elementi (acqua, terra e fuoco) conversano abitualmente Riccardo Bacchelli, il filosofo Galvano Dalla Volpe, Ettore Petrolini; gli amici Giuseppe Raimondi e Giorgio Morandi ne fanno la meta delle loro quotidiane passeggiate sotto i portici del centro.
Negli anni Trenta il locale, chiamato anche il Circolo delle Arti, ospiterà spesso giovani artisti e critici quali Nino Bertocchi, Nino Corazza, Lea Colliva, Alessandro Cervellati e gli architetti razionalisti Enrico De Angeli e Giuseppe Vaccaro.
Ma il declino sarà inarrestabile: la chiusura definitiva avverrà nel 1944.

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