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Adolfo Albertazzi

1865 - 1924

Scheda

Narratore e biografo del Carducci. Fu insegnante a Mantova, a Foggia ed infine all’istituto Pier Crescenzi di Bologna. Scrisse romanzi, racconti sullo stile di Maupassant, saggi critici e libri per l’infanzia. Collaborò assiduamente a Il Resto del Carlino. E' sepolto alla Certosa di Bologna, Chiostro VI, raccordo nord-ovest con il Recinto Sacerdoti, n.52.

Così viene ricordato nella rivista 'Il Comune di Bologna' del maggio 1924:

Verde ancora d'anni, nelle prime ore del mattino del 10 maggio, ha cessato di vivere, quasi improvvisamente, il geniale scrittore e giornalista Adolfo Albertazzi. La sua morte è un lutto della letteratura nazionale. Allievo del Carducci, si dedicò dapprima agli studi letterari. La storia del Romanzo italiano nel 1500 e nel 1600, sua tesi di laurea, lo rivelò come un acuto intenditore di storia letteraria e lo rese meritevole del premio Vittorio Emanuele. Altri studi egli dedicò al Decamerone, cominciando tardi a scrivere racconti. La contessa d'Almond è ancora uno studio storico del XVII secolo. Scrisse poi Le Vecchie storie d'amore. I romanzi Ave, Ora e Sempre e In faccia al Destino e alternò in seguito l'attività di scrittore di novelle con quella di studioso di storia e di letteratura, di cui ci restano: una Storia del romanzo in Italia, un commento alle opere del Carducci, note a pagine di critica e di estetica di Nicolò Tommaseo, un profilo di Ugo Foscolo, un saggio sull'Ariosto, una raccolta di novelle di ogni secolo, un libro di aneddoti e di ricordi sul Carducci. Le novelle umoristiche, Lo zucchetto rosso, e molti altri volumi accrebbero meritatamente la fama dello scrittore, che si dedicò in seguito anche alla letteratura per fanciulli. Oltre che letterato e giornalista non devesi dimenticare il professore. Adolfo Albertazzi, dopo una breve sosta a Piacenza, insegnò lettere italiane all'Istituto Tecnico “Pier Crescenzi” di Bologna: generazioni di scolari si nutrirono del suo grande insegnamento. Non esageriamo certo affermando che Egli più che amato, è stato adorato dai suoi scolari, perchè tutti sapevano di avere di fronte non soltanto un grande scrittore, un grande insegnante, ma sopra tutto una grande coscienza di uomo. Ci piace qui riportare un manifesto fatto affiggere in città da un gruppo di ex scolari del Maestro illustre: “Adolfo Albertazzi, scrittore fra i più illustri dell'Italia contemporanea, non disdegnò l'ufficio di insegnante nelle Scuole medie; ma anzi lo tenne con coscienza e amore e cortesia di modi indimenticabili. Maestro di tante cose belle e buone, oggi che l'insofferenza del proprio stato fa reputare somma virtù il tramutare il posto e l'acquistar nuovi titoli e gradi. Egli ci lascia questo prezioso insegnamento che si può essere Grandi senza bisogno di salire”.

Trascrizione a cura di Lorena Barchetti.