Salta al contenuto principale Skip to footer content

Alessandro Acquaderni

8 Novembre 1866 - 1 Ottobre 1932

Scheda

«Il 1° corrente, nella Repubblica di S. Marino dove erasi recato con la famiglia per assistere all’insediamento dei nuovi Capitani Reggenti, il conte comm. Dott. Alessandro Acquaderni, presidente generale della Banca “Credito Romagnolo”, è morto quasi all’improvviso, suscitando viva costernazione in tutta la cittadinanza che apprezzava unanimamente il cittadino integro, benefico, esemplare. Nato a Bologna l’8 novembre 1866 dal conte Giovanni, fondatore della Società della “Gioventù Cattolica” e pioniere geniale del movimento cattolico italiano, ereditò dal padre il fervido sentimento religioso, il profondo amor patrio, la dirittura del carattere, l’attività multiforme, il sereno equilibrio, il fine tatto, il raro disinteresse. Severo con sé, indulgente con gli altri, visse una vita operosa e santa.

Dalla consorte contessa Laura Zavaglia, nobile e rara figura di gentildonna, ebbe numerosa prole, che educò al culto di Dio e della Patria, al servizio della quale accorse nella grande guerra coi figli Marco, Carlo e Gerardo. Uno di essi, il conte Carlo, dissanguato da ferite riportate combattendo, moriva il 3 settembre 1916 nell’ospedale di Schio. Il colpo fu terribile per la famiglia Acquaderni, ma il lutto fu sostenuto con forte animo e dal sacrificio glorioso di quella singolare anima di credente e geniale tempra di artista germinò nella madre l’idea di esaltazione dei Caduti in Guerra, concretatasi nell’istituzione in Bologna del “Lapidarium dei Caduti” in Santo Stefano (che in 64 lapidi ricorda il nome dei 2536 gloriosi morti concittadini) e della Casa di riposo “Elena di Savoia”. La sagacia, la rettitudine, la prudenza e la bontà dell’illustre Estinto erano così note che negli affari pubblici e nei privati, si ricercava il suo ausilio ed il suo consiglio. Moltissime persone ricorrevano a Lui per pareri; troppe per aiuti. Nulla negò ad alcuno e specialmente coi poveri fu generoso; coi dipendenti fu benevolo e provvido. Agli agi che gli avrebbe consentito il suo casato, preferì, fino dalla prima età, una vita semplice, esemplare, non scevra di rinuncie e tutta dedita ad una geniale ed ordinata operosità, che l’indimenticabile conte esplicò nel campo agricolo, industriale e amministrativo, lasciando indelebili impronte di quelle doti e virtù che formarono la sua caratteristica.

Ispirando ogni atto al senso del dovere, educò con l’eloquenza dell’esempio; mite di animo, fu pronto ad insorgere contro ogni giudizio che mancasse di carità, rilevando in ogni istante della sua vita la coscienza di chi sa di non avere qui stabile dimora e passa beneficando. Presidente generale dell’importante, serio e apprezzatissimo istituto cittadino “Credito Romagnolo”, cui diede nuovo impulso ed espansione vastissima; consigliere fra i più influenti della antica società cattolica di assicurazione di Verona; presidente della Cassa agricola di S. Pietro in Casale; membro della Consulta municipale fino dalla istituzione dell’ordinamento podestarile, fu caro a tutti e da tutti compianto. Tutta Bologna ha partecipato alle onoranze funebri tributate il 5 corr. All’eminente scomparso, di Bologna honor et decus».

I. Luminasi, Fra i cipressi. Alessandro Acquaderni in "Il Comune di Bologna. Rassegna mensile di cronaca amministrativa e di statistica" (ottobre 1932), p. 80 [trascrizione a cura di Lorena Barchetti]

Fu Socio benemerito della Casa di Riposo "Elena di Savoia" pro Madri e Vedove di Caduti in guerra. Alla sua morte diverse Socie della Casa stessa concorsero nell'offerta di 500 lire affinché gli venisse istituito un letto alla memoria, così com'era già accaduto nel 1928 con il figlio Carlo, Medaglia d'Argento al Valor Militare, morto per ferite nel settembre 1916.