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2° battaglia dell'Isonzo

Battaglia 18 luglio - 3 agosto 1915

Schede

Fatti affluire rinforzi e nuova artiglieria, veniva emanato dal Comando Supremo Italiano (C.S.I.) un piano d'attacco per la conquista dei pilastri difensivi austriaci del Sabotino, del monte San Michele e monte Sei Busi. Tra il 24 luglio ed il 3 agosto l'ala sinistra della 3a armata avanzò ancora, e ancora una volta il San Michele fu preso e perduto. Intanto l'ala destra si affermava sul monte Sei Busi; il centro iniziava l'avanzata e raggiungeva e manteneva parte della conca carsica attorno a Doberdò. In complesso con la 2a battaglia dell'Isonzo e le susseguenti operazioni di assestamento, sul Carso la linea italiana venne sensibilmente portata in avanti fino ad appoggiarsi alle falde occidentali del monte San Michele ed alla sommità del monte Sei Busi e compiuto un notevole progresso ad est del monte Nero. La battaglia costò agli italiani circa 42.000 uomini tra morti, feriti e dispersi; gli austriaci ebbero oltre 47.000 soldati fuori combattimento. La 2a battaglia dell'Isonzo segnò per l’Italia, nell'estate del 1915, il massimo dello sforzo; quasi tutte le riserve furono impiegate, ci fu un consumo enorme di munizioni e mezzi di trasporto, si esaurirono le scorte di benzina e di cibo. Si rese necessaria una sosta, per colmare le file dei reggimenti con nuovi rincalzi ed attendere l'arrivo di altra artiglieria campale, dal momento che quella utilizzata si era dimostrata largamente insufficiente a coprire la fronte degli attacchi della nostra fanteria. Durante i mesi di agosto e settembre furono svolte altre azioni nell’area di Plezzo e Tolmino, ma, alla fine di settembre, la spinta italiana si esaurì per mancanza di uomini e munizioni. L'importante risultato strategico che si riteneva possibile con queste operazioni non era stato raggiunto che parzialmente. Sospesi gli attacchi sul Carso, la 3a armata riprese il lento, metodico sgretolamento delle difese avversarie, stringendo sempre più da vicino il San Michele. Tra il 16 agosto e il 18 ottobre le perdite italiane furono notevoli: 191 ufficiali e circa 10.000 soldati vennero messi fuori combattimento. Per questo motivo le richieste di complementi da parte della 3a armata continuavano a susseguirsi con frequenza e per quantitativi ingenti; nel paese si dovette procedere al richiamo di altre tre classi di leva.

Paolo Antolini